Il fantastico italiano e la sua community
Il futuro della nostra produzione di genere tra due idee di pubblico incompatibili
Negli ultimi giorni, la comunità del fantastico italiana è stata scossa da un vero e proprio terremoto: durante il festival Stranimondi (Milano, 12-13 ottobre 2024), il curatore della storica collana Urania Franco Forte ha infatti dichiarato che non pubblicherà più autorə italianə a eccezione dellə vincitorə del premio omonimo.
Urania è la collana da edicola di Mondadori dedicata alla fantascienza, attiva con pubblicazioni continue da decenni. Pur essendo storicamente una collana di traduzione, e avendo quindi pubblicato un numero ridotto di penne italiane, un’affermazione di questo tipo non poteva passare inosservata… soprattutto, non a un festival dedicato alla letteratura di genere.
(Alla querelle hanno dedicato ampio spazio Angela e Andrea del podcast , quindi se volete saperne di più andate ad ascoltare l’ultimo episodio del loro podcast!)
Per una curiosa coincidenza, negli stessi giorni in cui si consumava l’Uraniagate, noi presentavamo un sondaggio dedicato a chi scrive letteratura fantastica, per capire quale fosse la percezione di questo genere da parte di chi ne frequenta attivamente la community. Trovate i risultati della nostra piccola ricerca in un (lungo) articolo sul blog, non staremo a ripeterli in questa sede.
Il fatto interessante, e che la coincidenza di tempi tra la nostra indagine statistica e le affermazioni di Franco Forte mette prepotentemente in evidenza, è l’esistenza di un divario percettivo (generazionale?) tra chi scrive, chi legge, e chi pubblica. Non è questa la sede per andare a indagare le numerose concause che stanno alla base delle difficoltà che un romanzo di genere fantastico scritto da unə italianə incontra nel raggiungere il grande pubblico. Ci limitiamo a una riflessione: in questa intervista per Fantascienza.com (successiva e conseguente l’intervento a Stranimondi), Franco Forte dichiara:
(…) Mi sono dovuto arrendere di fronte al muro di gomma dei lettori (non solo quelli di Urania, questo deve essere chiaro, perché il problema non è solo di Urania), che quando vedono un nome italiano nell'ambito della SF, che sia Franco Forte o magari John Scalzi, o Paolo Bacigalupi, tendono a essere diffidenti, se non ingiuriosi o categorici a prescindere. Ogni volta che esce un italiano, riceviamo mail e messaggi di gente che si lamenta perché abbiamo sottratto spazio a qualche altro bel volume internazionale che avremmo potuto tradurre.
Secondo Forte, il lettorato italiano sarebbe quindi il primo nemico delle penne italiane. È curioso che, almeno stando al nostro piccolo sondaggio, chi scrive abbia del pubblico nostrano un’idea del tutto diversa. Alle domande “Un numero crescente di lettorə italianə sta approcciando il genere fantastico?” e “Il fantastico italiano è in fase di crescita?”, le risposte sono decisamente positive.
Non dubitiamo delle difficoltà incontrate da Forte nel corso della sua lunga carriera, ma neppure possiamo credere che la quarantina di autorə che hanno partecipato al sondaggio siano tuttə fuori strada, o abitino la stessa identica bolla. Il sospetto è che stiamo parlando di due tipologie di lettorato molto diverse, e con scarsa o nulla sovrapposizione.
Da una parte c’è il pubblico “tradizionale”, cresciuto a pane e narrativa degli anni ‘60, che frequenta edicole e blog e vota Asimov come miglior autorə di fantascienza di tutti i tempi. Non è difficile credere che questo lettorato diffidi della produzione italiana, e le preferisca un familiare immaginario anglosassone.
Ma non possiamo dimenticare che accanto a questo lettorato ne esiste un secondo, che grazie al passaparola sui social media è stato esposto a opere molto più variegate e in molti casi ha potuto fruirle senza attendere che venissero tradotte. Questo pubblico partecipa praticamente in tempo reale ai dibattiti che coinvolgono il genere; diventando fruitore ultimo dei movimenti che all’estero hanno dato slancio alla pubblicazione di testi di autorə appartenenti a minoranze, o che trattano tematiche di nicchia. Per una ragazza che legge fantasy oggi, non è sorprendente trovare in libreria il romanzo di un’autrice sino-americana. Quindi, perché dovrebbe essere strano trovarne uno di un’autrice italiana?
Queste due forme di pubblico occupano spazi (reali e virtuali) molto diversi, e si incontrano solo di rado. Ma una di queste occasioni è proprio la fiera Stranimondi: ed è impossibile non notare che l’età media dellə partecipanti si è abbassata, complice la pubblicazione di romanzi italiani appartenenti a sottogeneri popolarissimi - come il fantasy romance. È a queste persone che guarda chi scrive fantastico oggi, ma è un pubblico che, evidentemente, persino chi ha alle spalle un colosso come Mondadori fatica a intercettare… ammesso che ci stia provando.
In bilico tra due idee di pubblico così diverse, il futuro della nostra produzione letteraria è a rischio. È facile cadere in bias di conferma sia dall’una che dall’altra parte, ed entrambi segnerebbero una pericolosa battuta di arresto nell’innegabile sviluppo che il fantastico italiano sta avendo in questi anni (sia dal punto di vista quantitativo, che qualitativo): sarebbe un problema pubblicare soltanto opere per palati “giovani”, o appartenenti esclusivamente ai sottogeneri più popolari. Ma altrettanto pericoloso sarebbe continuare a riproporre esclusivamente romanzi derivativi per tematiche e immaginario; o peggio ancora, tornare alla sola traduzione dopo qualche sparuto tentativo di pubblicazione italiana poco riuscito.
Eventi
7-8 dicembre 2024 terremo un corposo Workshop sul genere fantasy a Udine, presso la Libreria Tarantola. Tutte le informazioni sono disponibili sul sito dell’Associazione Scrittori Friuli-Venezia-Giulia, che ringraziamo per averci offerto questa fantastica opportunità di divulgazione (e alcolismo). Sono aperte le iscrizioni!
L’angolo dei nostri libri
Grazie a tuttə voi (tantə!) che ci avete chiesto un autografo per “Anatomia del Fantasy” e “Creature dell’assenza”. A Stranimondi hanno trovato casa parecchie copie di librone e libretto, e se ci riempie di gioia scoprire quanto sentivate il bisogno del nostro manuale, ci rende doppiamente felici vedere che la novella trovi nuovə lettorə anche a distanza di due anni dalla sua pubblicazione.
Alle fiere è normale che le novità attirino lo sguardo, e sugli scaffali delle librerie il ricambio è veloce: in molti casi, la vita di un libro è di poche settimane. Per fortuna, le piccole CE del fantastico italiano fanno investimenti a lungo termine - ulteriore motivo per supportarle, se ancora non lo stavate facendo.
Consigli di lettura
Così bello che, dopo averlo letto in ebook, a Stranimondi me ne sono accaparrata una copia cartacea: sto parlando di “L’archivio dei finali alternativi” di L. Drager, piccolo capolavoro edito da Zona42.
Una storia di cui è difficile parlare, perché fatta dell’intreccio di numerose storie, vicende umane e non, eventi che iniziano e non finiscono (o finiscono dove non te li aspetti). A scandire il corso dei secoli, il ritorno ciclico della cometa di Halley, sguardo vivido su un mondo che si trasforma ininterrottamente eppure rimane sempre uguale a sé stesso: mondo di desideri imprevedibili, di possibilità negate, di vita e di morte.
Potrei dire che è un retelling di Hansel e Grethel. Ma allo stesso modo, è un resoconto crudo sulla piaga dell’AIDS nella comunità gay americana negli anni ‘80. Ed è una distopia apocalittica, in cui una cercatrice d’acqua assiste agli ultimi giorni di un mondo in sofferenza. Ed è una storia d’amore tra due donne in una clinica psichiatrica. E un’elegia sulla necessità dell’arte nella nostra vita, per la salvezza della nostra vita.
Potrei aver pianto ogni 2-3 pagine. Potrei aver acquistato il cartaceo per sottolinearmi delle parti. Non so davvero cosa state aspettando a comprarlo.
Anche per questo mese è tutto. Ci rileggiamo presto!
Io mi sono fatto un’idea che, soprattutto dalla mia generazione “in su” ci sia comunque un pregiudizio verso la fantascienza e il fantasy italiano, per ragioni “storiche” e “scolastiche”.
Fin dalle elementari ci viene insegnato che la grande letteratura italiana sia quella del romanza più “classico” (scusate il termine da ignorante) mentre i libri fantastici siano relegati alle storie per bambini. Quindi fin da piccoli impariamo che Tolkien adulti mentre Collodi bambini, per fare un esempio. E così da grandi leggiamo Asimov e Dick, per fare un altro esempio. In questo non aiuta nemmeno il cinema dove le grandi produzioni sono di autori stranieri basate su libri stranieri.
Prima di dare la colpa ai lettori, forse bisognerebbe fare un po' di autocritica riguardo i propri metodi organizzativi, di distribuzione e promozione. Tracciare le uscite di Urania è decisamente difficile (no social o canali simili), trovarli in edicola è spesso un miraggio anche se si vive in una grande città piena di edicole fornitissime. Ovviamente, non essendoci un ecommerce o un altro canale per gli arretrati è impossibile recuperarli in altro modo. Ovvio che si perdono lettori o che si esclude del tutto un certo pubblico, forse più disponibile. Mi sono confrontata un po' in giro e moltə appassionatə come me la vedono allo stesso modo e, come me, comprano autori italiani da altre case editrici senza problemi.