Un’antichissima tradizione molto sentita nelle nostre zone prevede che l’ultimo giovedì di gennaio (un periodo già denso di storie, come quelle legate ai giorni più freddi dell’anno, “I giorni della merla”) si dia fuoco a un fantoccio dalle sembianze di donna. La Giubiana incarna l’inverno e le cose morte, avvizzite, spaventose. Il rogo che la consuma è il sole delle giornate che riprendono ad allungarsi, la speranza della primavera.

Da bambina ricordo che a scuola ci chiedevano di disegnare le cose che più ci spaventavano, e quei disegni andavano ad accumularsi nella pira su cui bruciava il bambolotto di paglia, e poi in fumo, in un rituale stranamente confortante. C’è qualcosa di magico nel fuoco, come nel riunirsi intorno a esso. Il calore che scaccia il freddo e si beffa della pioggia, la luce brillante che separa il buio e la nebbia. Non penso sia un caso se il giallo è il colore dominante in questa festa, che ha anche un piatto tipico: il risotto allo zafferano con la salsiccia (con la luganiga, come si dice da noi).
Da bambina, avevo paura del buio. Ancora un po’ adesso, in verità.
Ma queste ultime settimane hanno fatto emergere paure più immediate, che avrei voluto gettare tra le fiamme. Se solo sapessi disegnare.
Il 2024 si è chiuso con 56 conflitti armati aperti nel mondo, la cifra più alta dal termine della Seconda Guerra Mondiale. Alcuni analisti iniziano (giustamente) a chiedersi se la definizione di “guerra mondiale” non sia questione di semantica, in questo mondo così connesso e insieme così frammentato. Le democrazie ondeggiano sull’orlo del precipizio, in attesa di un’ultima spinta, smantellate da disinformazione e incuria. Il nostro fragile pianeta brucia e affoga. Lotte per la giustizia sociale durate decenni vengono spazzate via da una firma.
È così drammaticamente difficile avere speranza.
Difficile trovare un senso nelle fatiche quotidiane, energia per nuovi progetti, ambizioni che superino la giornata. Che senso ha affannarsi su problemi così piccoli, nel cono d’ombra di possibilità così terrificanti?
Ci svegliamo ogni giorno cercando una risposta a questa domanda. Scassiniamo a forza la porta dell’entusiasmo. Ci buttiamo nel lavoro, nelle cose che possiamo fare, nello spazio che le nostre mani riescono a raggiungere. E quei piccoli problemi diventano piccole soluzioni.
Spiragli. Scintille. Ma anche la luce più fievole pare un falò, quando la notte è profonda davvero.
Quindi continuiamo a fare, sicure che qualsiasi mondo venga fuori da questi tempi spaventosi… sarà un mondo che avrà bisogno di storie.
Eventi
Avete presente quando, durante una gara di atletica, i velocisti scattano al segnale del via, ma dopo qualche metro tornano indietro per ricominciare la gara? Ultimamente siamo un po’ così, sospese tra false partenze. Che siano le lunghe attese dell’editoria, o quelle della burocrazia italiana, erodiamo le nostre energie mentali ed emotive prima ancora di iniziare la corsa, scalpitando sul posto.
Perché la burocrazia? Perché alcune idee hanno bisogno di essere formalizzate…
Via, ancora qualche giorno. Ormai dietro le quinte è (quasi) tutto pronto!
Consigli di lettura
Quando mettiamo mano alla penna (anzi, alla tastiera) per scrivere una nuova storia, finiamo spesso per mettere da parte la narrativa e leggere soprattutto saggistica. Questo mese è toccato alla graphic novel “Donna, Vita, Libertà”, che attendeva in libreria da un annetto.
Penso sia inutile sottolineare che bisogna essere nella giusta disposizione di spirito, prima di approcciare questo testo dedicato all’oppressione delle donne in Iran e alle proteste che stanno scuotendo il Paese dopo l’uccisione di Mahsa Amini. Ma forse ne darebbe un’idea errata: per quanto la materia sia angosciante (in certi punti ho dovuto interrompere la lettura, o saltare alcune pagine), non è un libro tragico. Anzi, è percorso da una vena di ironia che si fa beffe del potere e delle sue contraddizioni.
A illustrazioni sanguigne si accostano fumetti dal tratto morbido, perché orrore e normalità coesistono sotto il regime: le donne iraniane si incontrano, si innamorano, festeggiano. Con la loro stessa esistenza sfidano chi le vuole ingabbiate e mute. Non dimentichiamole.
Questo mese è andata così. Prendetevi cura di voi, e a presto!