Appunti per costruire un mondo
Come immergerci nel nostro mondo ci aiuta a costruirne uno fantastico
Questa newsletter arriva con qualche giorno di ritardo, ma scommetto che non ne hai sentito la mancanza, visto che la gran parte di noi ha approfittato del lunghissimo ponte di Pasqua-1 maggio per un’iniezione di realtà. Nel mio caso (a scriverti è Sephira), per toccare l’erba sono andata un po’ oltre i confini del mio giardino: dopo svariati anni in cui per vari motivi non è stato possibile, sono tornata a viaggiare.
Se ci seguite sui social, sapete che in realtà io viaggio parecchio, soprattutto in Asia. Ma c’è una differenza sostanziale tra andare in trasferta per lavoro e partire con l’intento di scoprire un luogo, rispondere a una domanda, prendersi il tempo di esplorare. Il discrimine principale è, credo, la libertà di fermarsi (oltre a quello di scegliere cosa mangiare).
Tutta questa premessa per dire che ho trascorso gli ultimi dodici giorni in una meta adocchiata già da anni, e poiché non è molto considerata dal settore turistico l’ho approcciata tramite il format di Avventure nel Mondo (partenza con un gruppo autogestito guidato da un coordinatore, con cassa in comune e piano di viaggio concordato collettivamente): la Bulgaria. Se vi state chiedendo cosa ci sia da visitare in questo Paese alla periferia d’Europa, la risposta potrebbe sorprendervi: faggete millenarie, monasteri medievali, chiese rupestri, tesori degli antichi traci, il Mar Nero e il Danubio.
Ma per me e Gloria, la Bulgaria era la terra che avevamo individuato come ispirazione per il worldbuilding del nuovo romanzo.
Creare il mondo fantastico in cui andrà ambientata la storia è una delle parti più divertenti del nostro lavoro di scrittura. Anche se il nostro worldbuilding è di natura tematica (cioè lavoriamo intorno a un nucleo centrale per definire eventi e personaggə), l’ambientazione è sempre coprotagonista. Individuare un luogo specifico da cui trarre ispirazione ci permette di dare solidità alle componenti immaginarie, fosse solo il modo in cui la luce attraversa un certo tipo di fogliame, oppure la struttura di un carretto.
Un viaggio di ricerca di questo tipo ha le proprie specificità, in particolare per quanto riguarda le modalità con cui si raccolgono gli appunti.
Per abitudine, io utilizzo più supporti: il più importante è un diario di viaggio, su cui giornalmente scrivo dove sono stata, cosa ho visto, le mie impressioni. È un quaderno molto personale, con annotazioni soggettive che spaziano dalla terminologia specifica per alcune architetture (sempre leggere con attenzione le schede di accompagnamento nei siti archeologici!), al nome di piante incontrate lungo il tragitto, a spezzoni di discussioni avute o origliate. Dentro c’è una buona dose di considerazioni e voli pindarici, del tipo “questa cosa mi ha ricordato quest’altra”.
Il secondo grande alleato è il cellulare. Di norma fotografo molte spiegazioni e i relativi oggetti, soprattutto nei musei; mentre per ricordarmi di un paesaggio preferisco fare un video. Le mie foto sono orrende e tristemente prive di persone, ma servono allo scopo - cioè associare un’immagine al diario.
Ultimo c’è un registratore, che usiamo per intervistare qualche fonte primaria. In questo viaggio non ce n’è stata necessità, ma per un’altra storia (spoiler!) è stato fondamentale.
Tenere occhi e orecchie ben aperti non è certo appannaggio di chi sta scrivendo una storia, ma è ciò che distingue il viaggiatore dal turista. Utilizzare un luogo reale come punto di partenza per la creazione di un mondo secondario, però, impone a chi scrive una responsabilità ulteriore ai semplici rispetto e attenzione. Abbiamo un dovere di accuratezza nei confronti della nostra fonte, dobbiamo evidenziare in modo chiaro dove finisce la realtà e inizia l’immaginazione (soprattutto se il mondo secondario è sovrapposto a quello reale). Soprattutto, credo che dobbiamo dare qualcosa in cambio di ciò che abbiamo preso: per noi, questo è stato letteralmente pagare per un viaggio attraverso le zone che ci interessavano, usufruendo di guide locali e raccontando ciò che andavo a visitare.
Di certo non è sufficiente a saldare il debito, ma è un inizio.
Cosa abbiamo letto
Gli ultimi mesi sono stati una full immersion nel fantastico del Sud-Est asiatico, che ha regalato delle letture strabilianti. Meriterebbero un articolo a sé stante, che non ho idea di come o quando avremo modo di scrivere.
Si distingue da questo trend il romanzo “Piove per esigenze di trama” di Nicolò Targhetta, un fantasy che prende a testate la quarta parete e a ogni riga ammicca al metamondo dell’editoria italiana. Anche di questo ci sarebbe da parlare parecchio, perché riesce nell’impresa assurda di fare una storia sui cliché usando solo cliché, e tuttavia dire qualcosa di nuovo e interessante.
E poi la frase Compare la Pimpa con un fucile a pompa merita da sola l’acquisto.
Cosa stiamo scrivendo
Abbiamo iniziato a scrivere il secondo volume della nostra trilogia fantasy geopolitica, di cui vorremmo disperatamente parlarvi ma la scaramanzia ci impone prudenza. L’impressione è sempre di fare due passi in avanti e uno indietro, ma per lo meno ci stiamo muovendo nella direzione che desideriamo.
Appuntamenti di maggio
Maggio è il mese della Madonna ma è anche il mese del Salone del Libro di Torino, dove ci troverai da venerdì a domenica.
Venerdì 16, dalle 18:00 alle 22:30 saremo all’evento inaugurale dell’Associazione per la scrittura fantasy italiana Dracones, “Hic sunt Dracones: Celebriamo il fantasy italiano”. Rimane ancora qualche posto, quindi se sei in zona non dimenticare di iscriverti: puoi arrivare a qualsiasi ora!
Sabato 17 e domenica 18 saremo agli stand di Eris Edizioni (con “Creature dell’assenza”) e Lumien (con “Anatomia del fantasy: leggere e scrivere fantasy in modo critico”). Terremo anche uno sportello per Dracones, quindi se non hai avuto modo di partecipare all’evento del giorno precedente potrai comunque fare due chiacchiere con noi e associarti in questa occasione.
Anche per questa newsletter è tutto, ci rileggiamo (o vediamo) prestissimo!
Sephira & Gloria